Nel nuovo anno che è da poco iniziato cambiano gli importi relativi alla pensione di reversibilità, ecco quanto spetta a chi la percepisce.
Avere la possibilità di ricevere la pensione di reversibilità può essere davvero provvidenziale in diverse situazioni, chi la riceve già da tempo lo sa bene. Questa è infatti l’assegno a cui ha diritto il coniuge, o comunque i familiari più prossimi, dopo la sua morte, così da sentire meno disagio in seguito alla sua scomparsa, almeno sul piano economico. Basti pensare, ad esempio, a una vedova che non lavora da tempo ma che ha figli da mantenere, per questo ha assoluta necessità di ricevere un importo mensile fisso.
Il suo importo corrisponde a una percentuale della pensione che il defunto percepiva o avrebbe percepito ed è erogata dalla stessa autorità che la erogava o l’avrebbe erogata alla persona deceduta, quindi in genere l’INPS o una cassa professionale. Non si tratta però di un assegno che viene concesso in automatico, è necessario fare domanda apposita all’ente previdenziale adibito.
E’ più che naturale pensare quando si è ancora in vita a quanto potrà aumentare la pensione di reversibilità per il proprio coniuge, specialmente se non ha un altro reddito da lavoro. A livello generale la vedova ha diritto a una percentuale della sua pensione pari al 60% della pensione percepita dal defunto, sempre che non ci siano figli a carico. Qualora questi ci fossero, la quota aumenterebbe all’80% a al 100% rispettivamente con uno o due figli a carico.
La differenza tra importo lordo e netto può variare in base a diverse aliquote e detrazioni, questo rende quindi difficile capire in partenza quanto si andrà a percepire. A queste si devono poi aggiungere le trattenute fiscali.
Paradossalmente, se la vedova/il vedovo non ha altro reddito la situazione relativa alla pensione di reversibilità diventerebbe più vantaggiosa. In questo caso sarebbe possibile per lei beneficiare delle detrazioni fiscali previste per i redditi da pensione, riducendo così l’imposizione fiscale.
Da questo si può dedurre come sia necessario a livello legislativo applicare una riduzione all’importo se il beneficiario percepisce un altro reddito, quindi uno stipendio se sia ancora un lavoratore attivo o la pensione se ha già concluso la sua carriera professionale. Il taglio può andare dal 25 al 50%, l’importo che riceverà il coniuge in vita dovrà però essere inferiore rispetto alla decurtazione applicata.
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